13/12/2021
Tra i molteplici fattori che contribuiscono al successo dei processi di recruiting e talent acquisition, ci sono senza dubbio l’impostazione e la gestione del colloquio di lavoro da parte dell’azienda: è quello il primo momento di reale contatto e scambio tra i candidati e l’organizzazione, ed è quella l’occasione in cui i potenziali nuovi dipendenti devono essere inquadrati al meglio. Infine, è proprio durante il colloquio che i prospetti riescono a farsi un’idea concreta dell’azienda, del suo approccio e dei suoi valori.
Come gestire il colloquio per assumere nuovo personale
Dopo aver scritto un buon annuncio di lavoro o una buona job description, e aver raccolto i curricula più interessanti, arriva il momento di gestire al meglio un colloquio di lavoro, e per le aziende ciò significa aver sempre chiari tre obiettivi: in prima istanza, trattare tutti i temi importanti per l’organizzazione e per i candidati, così da non lasciare zone grigie ed evitare incertezze che vadano a inficiare la decisione finale; in secondo luogo, capire quanto e come la persona esaminata possa inserirsi nei processi aziendali e quale apporto possa dare grazie alle sue competenze; ultimo obiettivo fondamentale è dare ai potenziali nuovi assunti la possibilità di raccontarsi ed esprimersi al meglio, ma in un perimetro di argomenti e domande predefinite.
Un canovaccio di temi da trattare può essere molto utile a evitare dispersioni, a comparare le persone incontrate e a non tralasciare questioni importanti: hard skill e soft skill vanno approfondite entrambe, così come la motivazione dei candidati e il loro percorso professionale, nonché le loro attitudini.
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Cosa chiedere al primo colloquio
Cosa chiedere quindi al primo colloquio, per valutare al meglio un prospect? Sono tre le aree su cui concentrarsi: una di inquadramento, in cui concentrarsi sui motivi e le motivazioni che hanno portato il soggetto a candidarsi, su quali possono essere i suoi punti di forza e quelli deboli; una seconda necessaria a scoprirne il carattere in ambito lavorativo, indagando sul percorso precedente, sulle sfide affrontate e su che tipo di ambiente/stimoli si aspetta di trovare; un’ultima area di interesse deve essere quella sulle sue aspettative nella nuova realtà, così da pensare già a medio termine.
Cosa non chiedere ai candidati
Oltre alle domande da fare, ci sono chiaramente quelle da non fare a un colloquio di lavoro.
Va assolutamente evitata ogni tematica personale o che tratti aspetti sensibili della vita dei prospetti (salute, famiglia, credo religioso o indirizzo politico, preferenze sessuali ecc.).
Al tempo stesso è opportuno non fare domande troppo generiche (“Ci racconterebbe qualcosa di lei?”) o insistere su temi in cui il contesto potrebbe dettare una risposta difficilmente valutabile (“Cosa conosce della nostra realtà?”).
Un ultimo argomento difficile da discutere al primo colloquio è l’inquadramento economico: non sono i candidati ad dover condividere le aspettative riguardo lo stipendio, ma semmai l’azienda a chiarire l’orizzonte della retribuzione, almeno in un primo momento.
Perché farsi aiutare da una piattaforma innovativa?
Considerate le diverse fasi da gestire per trovare personale qualificato e la mole di lavoro che si nasconde dietro ogni colloquio, tecnologia, esperienza e innovazione possono essere preziosi alleati per i recruiter. Un software di gestione cv può aiutare a fare un buon lavoro di screening cv e scegliere i candidati ideali nel minor tempo possibile, risparmiando dunque sforzi e risorse importanti.
Un archivio digitale intelligente, in grado di catalogare per tag e affinità i CV ricevuti nel tempo, aggiornandoli automaticamente ogni qual volta i candidati non ancora selezionati apportano modifiche, permette di avere sempre a portata di clic i profili migliori e più in linea alle proprie aspettative.
Certo, un colloquio in presenza sarà sempre utile, ma poter fare una prima selezione delle persone più adatte darà certamente adito a colloqui più interessanti e proficui, per tutti.
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