19/04/2023
Tra le dinamiche tossiche più dibattute (e forse più presenti) nel mondo del lavoro c’è sicuramente quella del mobbing. Se ne parla, qualche volte se ne dà notizia, ma poco si sa di cosa sia davvero e di cosa è possibile fare quando si è vittime di azioni di mobbing. Ecco una breve guida per chiarire i dubbi e capire come comportarsi e a chi rivolgersi in caso di necessità.
Cos’è il mobbing: una definizione
Secondo la definizione da dizionario, mobbing significa letteralmente “attaccare” ma, associato al mondo del lavoro, il termine indica tutti quei comportamenti (fisici, psicologici e verbali) volti ad aggredire un collega o un sottoposto, al fine di emarginarlo e indebolirlo.
Per la giurisprudenza, in assenza di una normativa dedicata, il mobbing è composto da una serie di atti vessatori protratti nel tempo, finalizzati a escludere la vittima dal gruppo di lavoro: chi subisce queste azioni è dunque escluso dalla normale vita lavorativa, relegato a ruoli più marginali o addirittura demansionato, destinato a sedi periferiche, non coinvolto in riunioni, corsi di formazione, corsi di aggiornamento o in attività ricreative. Viceversa, la vessazione può qualificarsi con un eccesso di responsabilità, carichi di lavoro insopportabili da gestire in solitudine, mancanza di riconoscimento o benefit.
Nei casi più estremi, il mobbing può presentarsi sotto forma di violenza fisica o sessuale, oltre che verbale e psicologica, arrivare al licenziamento senza motivo o spingere la vittima alle dimissioni.
Tipologie di mobbing sul lavoro
Le casistiche di mobbing sono pressoché infinite, come si evince dall’elenco abbozzato in precedenza. Ci sono però tipologie di mobbing ben specifiche, che si distinguono per forma e organizzazione.
- Il mobbing orizzontale, ovvero quello che avviene tra colleghi quando la condotta vessatoria e tesa a isolare la vittima viene messa in atto da uno o più pari grado della stessa.
- Il mobbing verticale, ovvero quando la condotta persecutoria coinvolge persone a diversi livelli della scala gerarchica aziendale. Si parla dunque di mobbing discendente, quando le azioni aggressive provengono dal datore di lavoro o da un superiore della vittima, oppure di mobbing ascendente, quando è un lavoratore di livello più basso ad attaccare un superiore.
- La differenza tra mobbing e straining, che spesso vengono associate, è altrettanto importante. Nel primo caso, le azioni mobbizzanti sono continuative e reiterate, mentre nel secondo la condotta vessatoria è isolata e non continuativa.
Qualche esempio di mobbing
Stando a quando si è detto finora, è possibile elencare qualche esempio di mobbing: dal demansionamento a continui attacchi personali subiti (privatamente o pubblicamente) all’interno del contesto lavorativo; dall’aggressività violenta, verbale e fisica, sino a mancati riconoscimenti, economici e professionali.
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Il mobbing è reato? Cosa dice la legge
Uno degli aspetti più complessi e dibattuti riguardo al mobbing è l’assenza di una legge dedicata al fenomeno, che ne disciplini il riconoscimento e le contromisure. Ciononostante, vi sono diverse norme che, avendo come oggetto d’interesse la salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori, consentono di inquadrare, riconoscere e punire le condotte vessatorie descritte.
Nella Costituzione, ad esempio, l’articolo 2 afferma il valore primario della persona umana, come individuo e membro della società, così come l’articolo 3 richiama al principio di uguaglianza tra i cittadini e vieta discriminazioni ingiustificate tra essi- L’articolo 32, invece, individua tra i diritti fondamentali del singolo e tra gli interessi della collettività la salute psico-fisica.
Ancor più specifico è il Codice Civile, che con l’articolo 2087 impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei lavoratori, mentre nell’articolo 2049 richiama il datore stesso a rispondere dei danni causati da illecito commesso a discapito dei propri dipendenti durante lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Infine, lo Statuto dei lavoratori, il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna e il Testo unico per la sicurezza sul lavoro si pongono tutti come obiettivo la tutela dei lavoratori e delle loro condizioni in azienda.
Anche se il mobbing di per sé non può costituire reato, dunque, le sue molteplici forme possono ricondurre a infrazioni del codice penale.
Cosa fare in caso di mobbing sul lavoro
- A chi rivolgersi: a un avvocato del lavoro, ai sindacati competenti o a centri predisposti, che possono fornire supporto legale, psicologico e organizzativo, così da supportare il lavoratore in ogni fase, a partire dalla dimostrazione degli atti vessatori.
- Come dimostrare il mobbing sul lavoro: bisogna dimostrare non solo le azioni aggressive, ma anche la loro continuità nel tempo, con testimonianze di colleghi, prove contestuali (ad esempio e-mail o altri documenti scritti ecc.) ed eventuali referti medici.
- Lettera di diffida al datore di lavoro per mobbing: una volta in possesso di tutte le prove e aiutati da persone competenti, è possibile inviare una lettera di diffida al datore di lavoro per mobbing, così da intimare la cessazione degli atti intimidatori. La lettera ha valore legale.
- Dimissioni per mobbing: qualora le azioni vessatorie non cessassero, è possibile presentare le dimissioni per giusta causa, legate proprio al mobbing subito.
- Risarcimento per mobbing: che si lasci o meno il posto di lavoro, è possibile richiedere risarcimenti per mobbing, che possono essere di tipo economico ma anche di ri-assunzione in azienda, di nuovo inquadramento ecc.
Dal mobbing alla malattia
Nei casi peggiori, il mobbing può portare chi lo subisce a sviluppare vere e proprie malattie. Molto comune è il legame tra mobbing, burnout e stress da lavoro correlato, con l’accumulo di stress e sintomatologie psico-somatiche che portano a un esaurimento nervoso, con conseguente impossibilità di proseguire il lavoro.
Altre forme comuni di deficit psico-fisico causate dal mobbing sono gli attacchi d’ansia o di panico, insonnia, problemi gastrointestinali, emicranie, problemi alimentari e astenia.
È importante non sottovalutare alcuna di queste manifestazioni e agire, in maniera decisa e organizzata, contro la loro causa scatenante: il mobbing.
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